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Tannaz Lahiji nasce a Teheran nel 1978 da una famiglia di artisti, attivissima in ogni campo della creatività, ha da poco completato a Firenze il suo nuovo progetto “Riflessioni su Dante” al Palazzo Vecchio, al Museo della Casa di Dante e al Palazzo Bastogi.

Eclettismo, pluralità di linguaggi, costruzioni di grande impatto scenografico che contengono parimenti l’impianto dell’arte concettuale e il forte approccio emozionale. Tra Teheran e Firenze, l’Iran e l’Italia, Tannaz lavora come un’artista globale, inventa un mondo sempre sorprendente che fa dialogare, talora scontrandoli, l’occidente con l’oriente, la tradizione antica autoctona con l’aspirazione al contemporaneo. Le sue grandi installazioni ambientali sono pagine aperte, mancano le risposte ma ci sono sempre nuove domande. In fondo l’arte è rivelatrice di un mistero e il mistero lascia spazio a numerose interpretazioni.

L’intervento di Tannaz Lahiji a Venezia è figlio della sua recente mostra “diffusa” in diversi palazzi storici fiorentini, pensata come un omaggio a Dante, anticipando di un paio d’anni le celebrazioni per i 700 anni dalla sua morte fissate nel 2021. Inferno e Paradiso, peraltro, sono metafore che appartengono non solo alla cultura cattolica ma anche a quella persiana antica. La metafora è peraltro il modo di procedere più tipico di Tannaz, con abbondanti riferimenti letterari e storici, per un lavoro molto colto, dai cromatismi accesi, di forte impianto teatrale e scenografico dove l’elemento del tempo assume un significato particolare e la visione si trasforma in partecipazione attiva.

Per l’intervento a Venezia, l’artista torna sul tema, a lei altrettanto caro, della cascata, già installato in precedenti mostre. “Sarà un’installazione site-specific, alta oltre cinque metri, che consiste in una cascata congelata, realizzata con diversi materiali, che ricorda lo stile delle antiche moschee persiane”.

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