Performance OLTRE LA LUCE della pittrice Tannaz Lahiji a
“Museo Bellini”
Lungarno Soderini 3 – FIRENZE

Luigi Bellini:

“La luce. La sua intensità. La sua lettura con i contrasti del tempo e della natura, il moto del sole e della luna e di tutto quello che scandisce i momenti del tempo.
Tannaz Lahiji, che è una bellissima donna, ha saputo interpretare una delle cose più difficili dell’arte visiva: la profondità della luce. La luce non ha tempo, conosce il solo cambiamento dato dal sole, il cui movimento determina il chiaroscuro, l’abisso e la distanza tra la notte e il giorno, e nel contempo il compenetrarsi dell’una nell’altro.
L’artista riesce a cogliere la luce. Fin da bambina ha questo dono. Ricorda lei stessa una immagine, sua madre immersa nella luce, mentre con una valigia in mano esce via di casa. Quell’immagine è significativa di un tempo sospeso, di un orizzonte bianco permanente che ingloba ogni esperienza dell’essere. Qualcuno andava via in quell’istante, la madre, ma la sua impronta rimaneva imperitura, tanto che in tutte le sue Opere si può rinvenire questa traccia di lei, la genitrice, la matrice da cui tutto proviene.
Tannaz è un’artista di grande intelligenza e talento, proviene da una famiglia d’arte, la sua ricerca è focalizzata in particolare su uno studio: l’energia umana, i colori e la circonferenza dell’essere umano. Perché la circonferenza? Lei alla luce non dà termine, tutto è penetrato dalla luce profonda che non conosce limite temporale. Tuttavia, ogni essere umano è un nucleo vitale di energia e la luce che promana da ognuno di noi è regolato da limiti fisici, quelli del nostro corpo e del tempo che determina il suo sviluppo. Nella persona con il suo carico di energia e colori lei ritrova il profilo dell’intera umanità.
Tannaz ha avuto una vita difficile ma piena di soddisfazioni, io non voglio essere uno specialista delle biografie. Anzi, quando guardo l’opera d’arte la storia dell’artista quasi non mi interessa, mi lascio invece catturare dal tratto artistico e dal colore della pennellata sulla tela. Ma quando ho parlato con lei, la sua gioiosa educazione, il suo grande stile e una personalità effervescente mi facevano ben capire che la luce che tenta di catturare dentro le tele è già dentro di lei.
Leggere un’artista, saperlo interpretare, pensare esattamente come lui pensa di sé stesso è un problema reale. L’artista è un enigma, un mistero. Dobbiamo capirlo per poterlo conoscere. Mi viene in mente, a tal proposito, la figura di Qin Shi Huang, il primo imperatore che nel 221 a.C. unificò la Cina, che invitò un suo funzionario a dare una propria opinione sulle Opere di un pittore del tempo, che erano state sottoposte alla sua attenzione. Il funzionario proferì la sua critica, l’Imperatore lo ascoltò ma lo condannò a morte. Il motivo? Non era ammissibile che ci si permettesse di criticare e tentare di analizzare un’opera d’arte e senza conoscere nulla della storia e della esperienza in vita dell’autore.
Così, oggi è la critica. Ci permettiamo, dopo aver visto poche immagini magari corredate da uno scritto, di definire l’artista, senza saper nulla del vissuto dell’uomo. E’ proprio in questo modo che si favoriscono pittori non di grande talento, mentre si scoraggiano altri che invece hanno un mondo interiore permeato di luce e profondità.
Nella luce e nella profondità lì vedo Tannaz Lahiji, maestra di colori e dell’aura umana.”